È a pochi chilometri dal confine molisano l’altura dove si adagia Celenza Valfortore, grazioso comune dei Monti Dauni, che domina dall’alto la valle del fiume Fortore.
Il tempo si è fermato nel centro storico di Celenza. Dalle due antiche porte della città, Porta San Nicolò e Porta Nova, si accede a un vero e proprio ricamo di pietra, su cui spicca il profilo imponente della Torre merlata, annessa al Castello o Palazzo baronale costruito nel Quattrocento. Vale la pena perdersi tra i tanti portali decorati dagli stemmi gentilizi, le piazzette, i poggi e gli antichi edifici, come il Monastero di Santa Maria delle Grazie, le chiese di Santa Croce, San Francesco, San Nicola, San Michele, Santa Maria Ad Nives e la Cappella del Calvario.
La meraviglia continua volgendo lo sguardo oltre le porte della città, dove lo sguardo si perde nel verde dei boschi circostanti e sullo specchio d’acqua del Lago di Occhito, l’invaso artificiale più grande d’Italia, regno di aironi, anatre e lupi.
Fonte: www.viaggiareinpuglia.itIl Lago di Occhito è un invaso artificiale creato con un sbarramento sul Fiume Fortore, che divide il Molise dalla Puglia, e fa parte del complesso degli impianti per l'irrigazione di un comprensorio di 143 mila ettari di terreni lungo il corso vallivo del fiume Fortore e nella pianura del Tavoliere, compresi nel perimetro del Consorzio per la Bonifica della Capitanata. Il serbatoio effettua l'accumulo stagionale dei deflussi del bacino sotteso in un lago artificiale dalla superficie di 13 Kmq ed ha una capacità totale di 333 milioni di mc., di cui 250 milioni utili. Il bacino imbrifero sotteso è di 1012 Kmq.
Fonte: www.regione.molise.it
Un maniero medievale trasformato in elegante dimora signorile nel rinascimento. Entrando nelle sue stanze si rimane affascinati dagli affreschi cinquecenteschi di Donato Decumbertino. Qui si intrecciano storia, arte e paesaggio. In un territorio di frontiera tra Molise e Puglia caratterizzato da rilievi montuosi, nel tredicesimo secolo Riccardo da Pietravalle divenne il signore di un luogo che prenderà il nome dal suo difetto fisico: Gambatesa.
La Torre Angioina venne edificata durante il regno di Giovanna I d'Angio' probabilmente su un impianto normanno preesitente. E'a pianta circolare, di mole robusta, alta 25 metri. Le mura presentano a coronamento, in alto, una serie di beccatelli e di merlature. Domina sulla vallata del vallone S.Maria e la valle del Fortore. Non sappiamo l'anno preciso in cui fu realizzata tale opera, ma, poichè Giovanna I regnò dal 1343 al 1382, l'anno della sua edificazione è da far risalire intorno al 1369.
Fonte: comune.colletorto.cb.it
La chiesa fu costruita tra il 1855 e il 1859 su progetto dell'architetto scozzese George Wigley. Essa è uno dei rari esempi di stile neogotico a Roma. L'Armellini ne dà un giudizio negativo: “L'architettura della chiesa è piuttosto ostrogotica che gotica” (op. cit., p. 813). È una delle ultime chiese della Roma pontificia, e benché consacrata al Santissimo Redentore, essa è conosciuta come chiesa di Sant'Alfonso fondatore dei Redentoristi, a cui appartiene assieme a tutto il complesso annesso.
Fonte: www.it.wikipedia.org
Prezioso baluardo di pietra, la Torre normanna è oggi sede di un centro visite sul brigantaggio e regala un panorama d’eccezione sulla vallata circostante. È un vero e proprio ricamo di tufo, quello del quartiere Terra Vecchia, il più antico del borgo di Pietramontecorvino, dove si staglia la Torre normanno-angioina, un tempo parte del complesso duecentesco del Palazzo ducale. Alta 30 metri, la torre svetta non lontana dalla dimora gentilizia e dalla chiesa madre e vanta una preziosa scala in legno di quercia. Nella duecentesca sentinella di pietra, è possibile visitare una mostra permanente sul brigantaggio, parte di un progetto che coinvolge altri 29 comuni della Daunia e trasforma castelli e antiche vedette di pietra in contenitori culturali.
Fonte: www.viaggiareinpuglia.it